Un omaggio a Frida Kahlo
Frida Kalho, artista messicana dallo spirito ribelle dentro un corpo fragile, ha condotto una vita intensa e drammatica a causa della malattia che l’ha colpita.
Ha saputo attraverso i suoi capolavori dipingere il suo dolore e trasmettere l’amore smisurato che aveva per la vita.
E’ diventata un simbolo delle donne e della loro emancipazione e forza.
Ma cosa ci dice la sua scrittura “oltre il mito”?
Dalla scrittura emerge dominante il ritmo controllato che interessa tutti gli elementi base del grafismo: forma, spazio, movimento. Con calma resistente, Frida porta avanti il suo tracciato. Con ordine pacato gestisce lo spazio, con attenzione costruisce le lettere.
Viene trasmessa la sua voglia di andare verso l’altro, verso la vita: la scrittura si fa evidente testimonianza di resilienza. Sono ben presenti però le contraddizioni che lottano per una integrazione.
Il superiore documento rappresenta il diario degli ultimi dieci anni di vita dell’artista ed è possibile osservare un cambiamento del gesto grafico.
In particolare, la scrittura si fa creazione artistica con l’uso del pennello, con l’avvicendarsi di illustrazioni simboliche.
Sono evidenti elementi di testardaggine che si fa caparbietà con cui affrontare la vita, seppur intessuta dal dolore. C’è poi la chiarezza e la rotondità del grafismo in cui si manifesta la bambina capace di conservare la ricchezza dello stupore; ma che ha anche bisogno di “cose”, possono essere passioni, uomini monili e vestiti.
Soprattutto c’è il tratto ricco, denso, con improvvise mancanze, la cui conduzione si allenta nei momenti di maggiore dolore fisico: si impregna di emozioni, delle sue emozioni.
E’ scrittura che si fa testimonianza di Frida. Non un mito ma soltanto una donna forte nelle sue debolezze. Una donna che non cede. (Il giardino di Adone)